Il patch test è il test più usato nei casi di sospetta dermatite allergica da contatto. Alcune sostanze chimiche (es. nichel, cromo, coloranti, profumi, resine, ecc) presenti in oggetti di uso comune possono determinare la comparsa di dermatiti pruriginose ed escoriate (eczemi) con un meccanismo di tipo allergico.
Il test si effettua applicando sulla schiena del paziente dei cerotti contenenti le sostanze da testare, ciascuna in un apposito spazio. Dopo 48-72 h si procede alla rimozione ed alla lettura con stesura del referto.
Il test non è rischioso né doloroso, a parte il fastidio di non potersi fare la doccia né praticare attività fisica per 48-72 ore. A volte, in caso di forte sensibilizzazione allergica, può comparire prurito in corrispondenza della celletta che contiene la sostanza o anche generalizzato.
E’ importante sapere che l’esame non va effettuato in corso di reazioni allergiche né di terapie farmacologiche che possano interferire; va inoltre evitato il periodo estivo in cui i cerotti potrebbero, data la più intensa sudorazione, non aderire correttamente alla cute e dare dei falsi negativi.
Oggi sono disponibili, oltre alle serie standard, delle serie specifiche per testare allergie DELLA PALPEBRA, a TATUAGGI, UNGHIE ARTIFICIALI E SMALTI, PIANTE, PROFUMI, METALLI o ancora SOSTANZE UTILIZZATE DA DENTISTI E ODONTOTECNICI, DA CASALINGHE, PANETTIERI, PARRUCCHIERI, etc.
I prick test servono per svelare eventuali allergie (ad alimenti o a inalanti) e in particolare per dimostrare la presenza di IgE specifiche per l’allergene testato; generalmente vengono utilizzati per completare la diagnosi nei pazienti affetti da rinite, asma, congiuntivite, dermatite atopica.
Possono essere effettuati a qualsiasi età, anche se il prick test è ritenuto poco riproducibile e difficilmente interpretabile in genere prima dei 3 anni di età, particolarmente per gli pneumoallergeni (cioè gli acari della polvere e i pollini). Vengono testati diversi allergeni, in base alla sintomatologia del paziente ed alle caratteristiche del territorio (ad esempio in terra pontina si testa l’ulivo, che invece in altre zone di Italia non è presente). Tra questi, quasi sempre ritroviamo acari della polvere, graminacee, parietaria, olivo, epitelio di gatto (anche se non è presente il gatto in casa, in quanto il pelo del gatto è ubiquitario), latte e frazioni, uovo, pesce, arachidi.
Il prick test non può essere eseguito o correttamente interpretato nei seguenti casi:
– Pazienti che hanno una particolare reattività della cute (dermografismo) per cui reagiscono con un eritema a qualsiasi stimolazione;
– pazienti che hanno lesioni cutanee (eczema, lesioni da grattamento, ecc.) nella zona in cui dovrebbe essere praticato il test;
– Pazienti che assumono farmaci capaci di alterare la risposta al prick, come gli antistaminici o gli steroidi.
Un periodo di sospensione di 7 giorni è però sufficiente per eseguire il test.
La cute della zona scelta per l’esecuzione del test è abitualmente la fascia volare degli avambracci. Il test si esegue pungendo perpendicolarmente, senza determinare sanguinamento, la cute attraverso una goccia di ciascun estratto, con un particolare dispositivo (lancetta) che ha una punta molto sottile. Non è un test doloroso, perché la puntura è molto superficiale.
È necessario usare una lancetta diversa per ciascun allergene, per evitare la contaminazione tra estratti diversi. Eseguita la puntura, la soluzione allergenica può essere rimossa con un cotone, garza, carta evitando di mescolare tra loro le varie soluzioni, in modo che il bambino possa alzarsi, se lo desidera, o mettersi a disegnare, o essere visitato.
È obbligatorio eseguire un controllo negativo (in genere diluente dell’estratto allergenico, o glicerina) ed uno positivo (istamina 10 ng/mL in soluzione fisiologica glicerinata) se si sospetta la presenza rispettivamente di un dermografismo o di una iporeattività cutanea.
La lettura delle risposte ai prick deve essere effettuata dopo 5-15 minuti e deve prendere in considerazione la dimensione del pomfo e l’eventuale presenza di pseudopodi: secondo la maggior parte delle linee guida, la risposta ad un allergene è considerata positiva quando il pomfo ha il diametro maggiore di almeno 3 mm, senza alcun riferimento alla dimensione della riposta dell’istamina.
Nel corso di esecuzione di test sono rarissime le reazioni indesiderate locali; in presenza di un’anamnesi positiva per shock anafilattico o comunque per una manifestazione anafilattica grave, il prick test con l’allergene incriminato deve essere eseguito con cautela, preferibilmente in un ambiente controllato.
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