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Laser co2 Frazionato

Il laser CO2 frazionato rappresenta oggi una delle metodiche più innovative per il trattamento degli inestetismi della pelle con cui è possibile trattare tutte le zone del corpo e diverse problematiche cliniche. Il bersaglio del laser CO2 è l’acqua presente nei tessuti: l’energia emessa riscalda quindi l’acqua e l’aumento repentino della temperatura conduce alla distruzione cellulare, detta “vaporizzazione”.

 

La peculiarità dei laser CO2 frazionati è quella di “frazionare” per l’appunto l’impulso, alternando a zone di controllata distruzione cutanea, zone di cute sana, minimizzando così il danno termico sui tessuti: in questo modo la guarigione è più rapida, intorno ai 5-7 giorni, e minore è il disagio per il paziente.

A livello dermico, il laser co2 frazionato provoca un riarrangiamento delle fibre collagene e un’attivazione dei fibroblasti, cioè delle cellule deputate alla formazione di nuovo collagene, acido ialuronico ed elastina. I laser frazionati possono essere utilizzati per trattare cheratosi, macchie solari, esiti cicatriziali post acne , rughe, cicatrici post trauma, smagliature, melasma, ed in generale contribuiscono al miglioramento della texture cutanea. Il trattamento può essere invece controindicato nei pazienti con fototipo IV-V per l’alto rischio di alterazioni della pigmentazione, dopo terapia con isotretinoina, in pazienti con alto rischio di sviluppare cheloidi, in caso di infezioni attive della cute, gravidanza o allattamento.

Generalmente viene applicato un preparato anestetico topico circa 30 minuti prima del trattamento che durerà intorno ai 15-30 minuti. Il bruciore che si riscontra durante la seduta può perdurare nelle prime 24 ore e si può accompagnare a gonfiore nei primi due-tre giorni. Si formeranno nella zona trattata delle crosticine destinate a cadere di solito entro la prima settimana dal trattamento. Può essere fatta applicare una crema antibiotica. Bisogna evitare l’esposizione diretta al sole ed alle lampade solari per un periodo variabile dopo il trattamento.

rischi sono rappresentati da possibili infezioni, dalla comparsa di discromie (iperpigmentazioni o ipopigmentazioni), recidive di Herpes, soprattutto in chi ne soffre regolarmente, cicatrici depresse o cheloidi.

CRIOTERAPIA

Crioterapia significa “terapia del freddo”. Consiste infatti, nella repentina applicazione di basse temperature su lesioni patologiche o su inestetismi cutanei al fine di determinarne la necrosi cellulare per congelamento.

 

Viene utilizzata nel settore dermatologico e medico-chirurgico per il trattamento di cheratosi seborroiche, cheratosi attiniche, macchie cutanee superficiali , verruche e fibromi penduli. Non occorre fare anestesia locale perchè il dolore è modesto ed è per questo indicato soprattutto per soggetti allergici all’anestetico, per bambini e anziani. La cicatrizzazione in seguito ad applicazione di crioterapia avviene in genere in 10-15 giorni.

 

L’agente criogenico che viene utilizzato per eseguire questi interventi deve avere la possibilità di espletare il proprio effetto con rapidità, per questo sono stati utilizzati diversi agenti criogenici, ciascuno con le proprie peculiarità. I gas vengono conservati in bombole pressurizzate e quando si espandono alla pressione atmosferica assorbono calore sino a raggiungere temperature molto basse . La crioterapia se eseguita da mani esperte, non lascia ESITI cicatriziali.

DTC (DIATERMOCOAGULAZIONE)

La diatermocoagulazione (anche DTC) è una tecnica che consente di cauterizzare i tessuti mediante l`applicazione di una corrente ad alta frequenza; la corrente elettrica ad alta frequenza applicata sui tessuti provoca una lesione simile ad un’ustione, che guarisce però piuttosto rapidamente, perché la stessa diatermocoagulazione provoca la perfetta sterilizzazione della ferita. La zona cauterizzata viene ricoperta da un’escara, cioè da una crosta secca formata da frammenti di tessuto morto, sotto la quale si sviluppa del tessuto perfettamente sano.

In dermatologia è utilizzata per la il trattamento di piccole lesioni cutanee, come ad esempio verruche, condilomi e fibromi penduli. La diatermocoagulazione è piuttosto dolorosa, e viene di solito eseguita dopo anestesia locale; solo quando l’intervento è eseguito su zone non molto sensibili, come il collo dell’utero, si può evitare l’anestesia.
Nel periodo successivo all’intervento, è necessario seguire qualche precauzione. Per favorire la perfetta guarigione della zona, è naturalmente necessario non asportare l’escara, ma lasciare che guarisca da sola. Oltre che per asportare i tessuti patologici, la diatermocoagulazione può anche essere impiegata, nel corso degli interventi chirurgici, per occludere i vasi sanguigni incisi durante l’operazione, e, quindi, per interrompere l’emorragia. L’apparecchio per la diatermocoagulazione ha una punta sottile, e, quindi, è molto utile per sigillare i piccoli vasi sanguigni molto rapidamente e senza ledere i tessuti vicini.

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